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9 Giugno 2025

Tolkien contro il traffico: l’uomo che trasformò Oxford in una fabbrica

Chi ha detto che J.R.R. Tolkien scriveva solo di elfi, anelli e draghi? Se pensavate che la Terra di
Mezzo fosse l’unico mondo che il Professore di Oxford avesse creato, preparatevi a cambiare idea.
Conoscete "I Frammenti di Bovadium"? È un inedito che promette di far discutere. Si tratta di un breve romanzo satirico scritto da Tolkien a fine anni Cinquanta e rimasto per decenni tra le pieghe degli archivi della Bodleian Library.
Il manoscritto – lungo 53 pagine e accompagnato da illustrazioni dello stesso autore – racconta la
distruzione di una città chiamata Bovadium (che tanto ricorda Oxford…) per mano dei Motores,
automobili demoniache prodotte dal misterioso Demone di Vaccipratum (alias Cowley).
Altro che Orchi: qui il nemico è il traffico!
Strade bloccate, cittadini asfissiati, parcheggi introvabili. Sembra la tangenziale di Roma un sabato
pomeriggio.

Lo stile? Un delirio sapiente tra latino maccheronico, humour inglese e personaggi grotteschi con
nomi improbabili – Rotzopny, il Dottor Gums, Śarevelk – che sembrano usciti da un incubo di un
latinista sotto anestesia. Non stupisce che Tolkien stesso lo considerasse troppo assurdo per essere
pubblicato: «Non ho intenzione di farlo intralciare col mio lavoro vero e proprio», disse nel 1968.
Eppure ci provò: nel 1960 lo mandò alla rivista Time and Tide, poi al suo editore Rayner Unwin e
perfino al collega Clyde S. Kilby, che lo definì «pieno dell’inventiva che ci si aspetta da Tolkien».
In effetti, lo è. Ma con più clacson e meno hobbit.

Il demone di Vaccipratum: chi si nasconde dietro?

Ma chi è davvero questo “demone” che getta Oxford nel caos motorizzato? Dietro la maschera
mitica, Tolkien punta il dito contro William Richard Morris, alias Lord Nuffield, l’uomo che ha
letteralmente motorizzato la città. Nato a Worcester nel 1877 e cresciuto a Oxford, Morris iniziò
come riparatore di biciclette a 15 anni. A 16 già gestiva la sua officina. Poi passò alle moto, ai taxi, e
infine, nel 1912, creò la Morris Oxford – la celebre Bullnose – e la fabbrica che avrebbe cambiato
per sempre il volto della città.


Cowley, allora periferia sonnolenta di Oxford, divenne il cuore pulsante della produzione
automobilistica inglese. Le catene di montaggio della Morris Motors negli anni Venti producevano
più di mille auto a settimana. Negli anni Trenta, Morris dominava il 30% del mercato britannico.
Una rivoluzione industriale su quattro ruote. La Morris Motors divenne il principale datore di
lavoro della regione durante la vita di Tolkien, rappresentando un'attrattiva per i lavoratori e le
aziende che sostenevano l'industria automobilistica. Il notevole aumento della popolazione di
Oxford tra le due guerre fu dovuto in parte allo sviluppo dell’industria automobilistica. E Oxford, la
raffinata città universitaria, si ritrovò con due anime: a ovest i college e a est il rombo dei motori.
Il detto locale “Oxford è la riva sinistra di Cowley” riassume perfettamente il cambiamento.
L’università, una volta padrona incontrastata, vide nascere a pochi chilometri di distanza un colosso
industriale che trasformò la città e attirò lavoratori da tutta la Gran Bretagna, Galles in testa. I
gallesi portarono la tradizione dei cori maschili e soprattutto i bellicosi sindacati: anche se contrario,
Morris dovette adattarsi e scendere a patti con loro.

Lord Nuffield: filantropo, milionario…

Il successo rese Morris uno degli uomini più ricchi del Regno Unito. Nel 1938 fu nominato
Visconte Nuffield e iniziò una seconda vita da filantropo. Fondò ospedali, donò cattedre a Oxford,
finanziò il Nuffield College e produsse centinaia di polmoni d’acciaio per i malati di poliomielite.
Disse una volta: «Quello che ho potuto fare per la medicina e l’insegnamento mi ha dato più
soddisfazione di qualsiasi altra cosa».
Eppure, non tutto luccica. Negli anni Trenta finanziò anche il New Party di Oswald Mosley con 50.000 sterline, e in seguito il giornale Action, noto per i suoi toni antisemiti. Interruppe ogni sostegno nel 1932, ma la macchia resta. Filantropo? Sì. Ma anche uomo del suo tempo, con luci e ombre.



Quando morì nel 1963, l’Oxford Mail lo definì “il creatore della moderna Oxford”, e per una volta i
titoli sensazionalistici non erano esagerati. La città che Tolkien vide cambiare sotto i suoi occhi
portava la firma – e il rombo – di Morris. L’imprenditore lasciò una pesante eredità sulla città: Lord
Nuffield è ricordato come il fondatore della Nuffield Foundation, del Nuffield Trust e del Nuffield
College dell'Università di Oxford.

Sembra proprio che l’uomo d'affari abbia ispirato un personaggio noto come il Demone di
Vaccipratum dei Frammenti di Bovadium
. In un passaggio del racconto, Tolkien scrive: “Ma
accadde che un Demone (come si supponeva) nelle sue officine segrete ideò alcune macchine
abominevoli, a cui diede il nome di Motores”. Altra conferme giungono dai nomi scelti per
protagonisti e luoghi, scelte che riflettono anche la padronanza del latino da parte di Tolkien.
Bovadium è il nome latinizzato di Oxford, come sarebbe stata chiamata se fosse esistita in epoca
romana e Vaccipratum si traduce come “pascolo delle mucche”, che è la traduzione letterale dal
latino del toponimo Cowley, proprio il luogo dove Morris aveva fondato la sua fabbrica di motori.
Si pensa che Tolkien abbia tratto ispirazione anche da una controversia urbanistica scoppiata negli
anni '40, quando era professore di lingua e letteratura inglese al Merton College dell'Università di
Oxford. Il tentativo di decongestionare il traffico tramite la costruzione di una strada a doppia
carreggiata attraverso Christ Church Meadow, un antico spazio aperto nel cuore di Oxford, scatenò
un lungo dibattito pubblico che durò fino agli anni '60, quando il progetto fu infine abbandonato.
Secondo Richard Ovenden, bibliotecario di Bodley, il racconto parla di uno studioso del futuro che
esamina le prove di una società ormai perduta, che “adorava l’automobile”, aggiungendo: “Tolkien
fu profondamente colpito dal modo in cui l'industria automobilistica stava cambiando la sua città, e
questo traspare”.

Tolkien su due ruote (e due versi)

E qui si chiude il cerchio. La satira feroce di I Frammenti di Bovadium non nasce dal nulla. Già nel
1919, Tolkien aveva scritto una poesia allitterativa di 24 versi intitolata I motociclisti, in cui
definiva i centauri moderni “sciocchi imbrattati di sudiciume” e condannava “il loro tanfo con
velocità insensata / dal nulla al nulla, attraverso nulla che valga la pena di vedere”.
Un attacco ironico, ma tutt’altro che leggero, a chi confonde progresso con rumore, libertà con
scarico, mobilità con invasione. Quei versi – come I Frammenti di Bovadium – non sono solo
divertissement accademici. Sono la reazione di un filologo medievale, innamorato dei boschi e delle
lingue antiche, di fronte a un mondo che correva troppo veloce. E troppo rumorosamente.
Chissà cosa penserebbe oggi, imbottigliato nel traffico di Cowley Road.
Forse scriverebbe un altro poema. O più semplicemente, prenderebbe il treno.

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Roberto Arduini
Author: Roberto Arduini

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