La storia di Sigfrido e dei Nibelunghi ha tutto: draghi, valchirie, lupi mannari e nani; interventi di divinità con un occhio solo, una spada spezzata e riforgiata, un favoloso tesoro accumulato e un anello magico maledetto, ma anche elementi moderni come incesto, infanticidio e sacrificio umano. È tutto questo mescolarsi di temi ad affascinare J.R.R. Tolkien e a spingerlo a riscrivere la leggenda. Così prima del Signore degli Anelli nasce La leggenda di Sigurd e Gudrún: la perfetta sintesi tra il medievalismo più strettamente legato alla storia e le sue forme più libere che si trasformano in letteratura fantastica.
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Medievaleggiando –
«… Grazie al libro di Valérie Morisi possiamo guardare il “dietro le quinte” della “Leggenda di Sigurd e Gudrún”, comprendere meglio come Tolkien creava un’opera di medievalismo (concetto a cui sono dedicati alcuni capitoli, per introdurre il lettore meno avvezzo), il suo modo di avvicinarsi a un testo epico, sia in qualità di filologo che di scrittore, e la rielaborazione critica che faceva delle idee medievali portandole nel nostro tempo»
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