Descrizione
IL LIBRO
«Come fai a raccogliere le fila di una vecchia vita? Come fai ad andare avanti, quando nel tuo cuore cominci a capire che non si torna indietro?» si domanda Frodo alla fine della versione cinematografica del Signore degli Anelli. Ecco una riflessione universale, che trascende lo specifico del personaggio, e che parla di tutti noi quando arriviamo alla cosiddetta mezza età, ci voltiamo indietro e improvvisamente ci compare davanti la distesa della vita, con tutto quello che abbiamo fatto. È questa l’aria che si respira tra le pagine del secondo Middle Artbook di Ivan Cavini (Eterea Edizioni, €50), un volume che porta il sottotitolo significativo di “disegnare e costruire nella Contea”. Attenzione, non “la Contea”, ma “nella Contea”. Coreografi, scenografi, digital designer si occupano di ricostruire la Contea; un artista come Ivan ci vive dentro. E in quelle pagine, che sono anche pagine di vita, appunto – dove compaiono perfino i figli, in veste di modelli per le illustrazioni – il suo ormai lungo viaggio nell’universo tolkieniano è raccontato in lungo e in largo. Ivan Cavini infatti è uno degli artisti italiani che più hanno contribuito a dare forma e dimensione alle storie di Tolkien. Perfino le tre dimensioni, perché Ivan non è soltanto un illustratore, ma anche autore di sculture e installazioni.
Se si dovesse trovare una cifra poetica per l’opera di Ivan forse potrebbe essere questa: la mescolanza dei due mondi, quello primario e quello secondario. Elementi naturali, architettonici e perfino personaggi del nostro piano di realtà confluiscono, rivisitati, nella Terra di Mezzo. È il caso ad esempio del monumento a Walter Scott di Edimburgo, che diventa la torre di Orthanc; o di certe vette delle Dolomiti che campeggiano sullo sfondo di alcune illustrazioni; o ancora della vaga somiglianza di Beorn con Jason Mamoa. Il messaggio è chiaro: come lo scrittore pratica la contaminatio, riadatta modelli narrativi della tradizione a storie e contesti nuovi (Tolkien era un maestro in questo), così in un certo senso fa l’artista, ricontestualizzando elementi del mondo primario in quello secondario, e dimostrando così plasticamente che l’uno permea l’altro, ma anche che non si dà fantasia senza ragione, che non c’è invenzione che non necessiti di una sua ferrea ratio… e che «noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni», per citare il Bardo d’Inghilterra.
Le visioni fantastiche di Ivan sono infatti sempre riportate sulla terra… di mezzo. La sua personale Contea è un lembo di Romagna incastrato tra gli Appennini e la Via Emilia. È quel borgo di Dozza dove nel corso della vita ha accumulato ricordi, immagini, visioni, e opere d’arte non soltanto sue, ma anche di tanti colleghi e colleghe, all’interno della Tana del Drago e della Rocca Sforzesca. Un paesaggio di dolci colline coltivate, con la pianura giù in fondo, un grappolo di case cresciuto intorno alla rocca, dentro la quale dorme il drago Fyrstan, una delle creazioni di Ivan, mentre altri rettili dimorano nel fossato. Un luogo dove la giovialità e il gusto del buon vivere fanno parte del carattere degli indigeni. Questo è un posto per hobbit, viene davvero da pensare sfogliando le fotografie dei luoghi dell’anima dell’artista.
Quella di Ivan è ovviamente anche una reinterpretazione, o un reenacting, se vogliamo, con elementi originali. Ci si perde a scoprire dettagli nei disegni dell’artbook, come l’apparizione del professor Tolkien nei panni di Bilbo vicino al mulino di Ted Sandyman; o l’espressione perennemente triste di Théoden in ogni disegno in cui compare, figura resa in modo particolarissimo e non filologico, chissà forse per raccontarne la predestinazione, l’eccedenza, o piuttosto un alter ego dell’artista, un cameo hitchcockiano. Ma ancora guardando il suo Radagast sciamano con la pelle olivastra, la pittura rituale in faccia e il bastone intarsiato con figure d’animali, non può non tornare su la delusione per il modo comico-grottesco con cui Peter Jackson ha rappresentato questo personaggio nello Hobbit. Quanto saremmo stati più felici di vedere sullo schermo il Radagast di Ivan Cavini – magari interpretato da Morgan Freeman o da Wes Studi – che in un singolo ritratto ci racconta molto di più sul personaggio di quanto non abbia fatto il cinema trasformandolo in un clown. Meno originale, ma estremamente evocativa la sua Galadriel, attorniata di gigli bianchi, in un omaggio evidente all’Art Nouveau, o ancora il suo ultimo Nazgûl, che invece s’ispira ai fumetti anni Ottanta come Metal Hurlant, e che campeggia in copertina.
Se le statue a grandezza naturale di Barbalbero, del troll e del balrog esposte al Greisinger Museum di Jenins sono molto legate all’immaginario jacksoniano, il drago Fyrstan è invece un esemplare unico. Accovacciato sotto le proprie ali, come sotto un tepee indiano, Fyrstan dorme nel mastio della rocca di Dozza, per risvegliarsi ogni due anni in occasione di Fantastika, il festival dell’arte e dell’illustrazione fantasy. Nella sua ultima edizione il festival ha visto premiato con il drago d’oro niente meno che Tom Shippey, e in dieci anni ha visto transitare da Dozza i maggiori artisti fantasy italiani. Fyrstan veglia sul suo uovo. Dunque è femmina. Dunque c’è un secondo drago che prima o poi nascerà, il ciclo si compie, la strada va avanti, anzi… prosegue senza fine.
Si è cominciato parlando di uno sguardo retrospettivo sulla vita e la produzione artistica. C’è una frase di Ivan Cavini che apre una delle sezioni del libro e che risuona di eco tolkieniane: «La Terra di Mezzo mi invita a rivolgere lo sguardo indietro, alla ricerca delle cose buone che abbiamo dimenticato nella frenesia del mondo moderno». Ecco, quello di Ivan non è uno sguardo nostalgico, ma indagatore, la sua è una ricerca, una quest, a cui viene voglia di partecipare. Viene voglia di conoscere l’artista, diventare suo amico. E quando la vita ha già esaudito questo desiderio, non si può che compiacersene.
[Recensione di Wu Ming 4]
DICONO DI LUI
«Ivan è un artista atipico che non sta chiuso a creare nel suo studio: i suoi draghi prendono vita in rocche sforzesche, i suoi troll animano profonde cavità della Svizzera, le sue matite sprigionano storytelling dagli infiniti multipli che popolano i sogni dei giovanissimi come quelli dei saggi.» (Emanuele Vietina, Direttore Lucca Comics and Games)
«Nell’opera di Ivan Cavini architetture e paesaggi reali si mescolano a quelli immaginari per rappresentare mondi fantastici. È come se la distanza tra il mondo primario e il mondo secondario si annullasse, e tutto diventasse incredibilmente tangibile e prossimo a noi. Questa è la dote dei migliori artisti.» (Wu Ming 4, scrittore)
«La bellezza dei panorami del borgo antico di Dozza si riflette intimamente nell’opera di Ivan e nell’amore verso quei luoghi. L’arte è spesso un viaggio che inizia dentro di noi e continua su quadri, illustrazioni e libri: quello che Ivan ci mostra è proprio quel viaggio in cui il colore tratteggia il percorso che ci avvicina a quella fantasia.» (Paolo Barbieri, illustratore e autore)
«Gli Artisti che rappresentano visivamente la Terra di Mezzo sono esploratori che cercano di carpire con la loro sensibilità le meraviglie di quel mondo. Ivan Cavini è uno di quegli esploratori che hanno visto “aldilà della cortina di pioggia” e non possiamo che essergliene grati.» (Nicolas Gentile, ideatore della Contea Gentile)».
Nella Lucca di ieri mi sono rimaste impresse diverse cose, ma conoscere Ivan Cavini è stata una delle più folgoranti. Ivan è un creativo pazzesco con una mano ancora più pazzesca e una sua storia talmente assurda, giusta e positiva da ispirare indelebilmente. Ci sono quelli che fanno e quelli che non fanno, poi ci sono gli Ivan Cavini che prendono il fare e lo elevano a qualcosa di più ampio.» (Roby Rani, opinionista e you tuber)
L’AUTORE
Ivan Cavini è illustratore, colorista di fumetti e scenografo. Ha collaborato con numerosi editori, tra i quali Rainbow, RCS Libri, Sergio Bonelli Editore, Franco Panini Ragazzi, Saf Comics, Walt Disney, Delos Book, Fanucci, ed è noto al grande pubblico soprattutto per il suo impegno per le opere di J.R.R. Tolkien.
È direttore creativo del Greisinger Museum, il museo svizzero che ospita la più grande collezione di opere ispirate alla Terra di Mezzo, per il quale ha ideato e realizzato gli arredi degli ambienti e le creature giganti presenti. La sua pubblicazione più nota è Middle Artbook: Disegnare e costruire la Terra di Mezzo, un volume che racconta e illustra i suoi primi 15 anni di opere pittoriche, sculture e concept a tema tolkieniano. Tra i suoi ultimi lavori non si può fare a meno di citare illustrazioni realizzate per le carte dell’eurogame Barbarians: The Invasion edito da Tabula Games. È direttore artistico di FantastikA, Biennale d’arte del fantastico, e figura tra i maestri del fantasy italiano che hanno illustrato Lords for the Ring, il prestigioso calendario di Eterea Edizioni ispirato alle opere di Tolkien che nella terza edizione 2019 lo ha visto protagonista di una monografia a lui dedicata. Per Eterea Edizioni è direttore della collana Le Gemme.
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INDICE
- Introduzione p.8
- Disegnare la Terra di Mezzo p.11
- Disegnare e costruire Draghi p.69
- Costruire la Terra di Mezzo p.103
- Fantastika p.111
- Postfazione p.125
- Biografie
DETTAGLI TECNICI
Titolo: Middle Artbook – Disegnare e costruire nella Contea
Direttore editoriale: Roberto Arduini
Direttore artistico: Ivan Cavini
Autore: Ivan Cavini
Redazione: Lorenzo Pierangeli
Impaginazione e grafica: Davide Romanini
Illustrazioni: Ivan Cavini
Pubblicato da: Eterea Edizioni
Data di pubblicazione: ottobre 2023
Luogo di pubblicazione: Roma
I edizione
© 2023 Associazione Eterea
Pagine: 139
Dimensioni: 21×30 cm
Caratteristiche: Copertina rigida
ISBN:9788832069358
Prezzo di copertina: 50 €
Collana: Le Gemme dorate
Servizio di Saverio Simonelli a Terza Pagina su Tv2000 del 5 lug 2023:
roberto_arduini –
Servizio di Saverio Simonelli a Terza Pagina su Tv2000 del 5 lug 2023: