Sapevate che JRR Tolkien era un avido lettore di romanzi gialli?
Ecco una curiosità che ho scoperto scrivendo insieme all’amica e collega Cecilia Barella il libro Un Anno con Tolkien, per rendere omaggio all’anniversario dei 50 anni della scomparsa del nostro scrittore preferito (1973-2023).
Ebbene sì, a Tolkien piacevano i romanzi polizieschi e di spionaggio.
Aveva letto e «preferiva i romanzi contemporanei più leggeri» di John Buchan (Carpenter 1978, p. 168), a partire da I trentanove gradini (1915), vivace romanzo di spionaggio che ebbe successo al punto dal portare altri due seguiti, anch’essi ambientati nella Prima Guerra Mondiale, ll mantello verde (1916) e Mr Standfast (1919).
Aveva letto i libri della prima Dorothy Sayers, quella del ciclo poliziesco di Lord Peter Wimsey, con il suo tipico “Oh, maledizione!” che piaceva tanto ai lettori britannici. A casa ne aveva una dozzina, quasi tutto il ciclo dell’investigatore dilettante (pubblicati dal 1923 al 1942), ma arrivò al punto di disprezzarlo. Scrisse, infatti (lett. 71): «Ho trovato insopportabile Gaudy Night. Ho seguito P. Wimsey dai suoi piacevoli inizi fino a ora, e ho ormai concepito per lui (e per la sua creatrice) un ribrezzo che non è sorpassato da alcun altro personaggio letterario a me noto, con l’eccezione della sua Harriet». Quest’ultima è Harriet Vane, che compare in quattro dei romanzi ed è presentata come un’affermata autrice di romanzi gialli, nonché laureata a Oxford, è un’alter ego della stessa Sayer. Tolkien conclude: «Il libro sulla loro luna di miele (Busman’s Honeymoon) è pure peggio. Mi ha fatto sentire male».
Aveva letto e detestava i romanzi polizieschi con padre Brown (cinque raccolte tra il 1911 e il 1935), personaggio letterario protagonista di oltre cinquanta racconti gialli dello scrittore Gilbert Keith Chesterton. Padre Brown è un prete cattolico e investigatore che attraverso le raffinate esperienze psicologiche acquisite tramite la pratica della confessione, basandosi specialmente sulla deduzione e sull’introspezione, riesce a risolvere tanti misteri. Come racconti polizieschi non funzionano e forse era questo il punto debole per Tolkien: si basano, infatti, sulle intuizioni di Padre Brown e spesso su espedienti narrativi che sono sconosciuti al lettore sino allo scioglimento della storia.
Tolkien sembra aver preferito i romanzi polizieschi che non si concentravano sul personaggio e sul tema, ma sulle trame enigmatiche, su storie di “crimini impossibili”, i tipici misteri della “camera chiusa a chiave”. Per questo era un grande appassionato dei gialli di Agatha Christie. tra i tanti gialli, sicuramente Tolkien aveva un classico del mistero, donatagli da sua moglie Edith: Miss Marple al Bertram Hotel (1965). Suo nipote Michael G.R. Tolkien scrive inoltre: «Non sorprende che leggesse romanzi polizieschi per rilassarsi e più di tutto lodava quelli di Agatha Christie».
Agatha Christie è stata una scrittrice incredibilmente prolifica – ha pubblicato oltre 80 romanzi e venduto oltre 200 miliardi di copie – è una delle preferite in Inghilterra e conserva la reputazione di madre del mistero dell’omicidio. Sarebbe difficile immaginare due scrittori più diversi di Tolkien, perso in un paesaggio medievale pieno di elfi, nani, orchi e draghi, e Christie, che elabora meticolosamente i dettagli dell’ennesimo omicidio nella canonica della tipica campagna inglese. Eppure, a ben guardare, qualche punto di contatto tra i due scrittori si può trovare, a partire dalla vita, quasi parallela.
- Sia Tolkien sia Christie nacquero alla fine dell’Ottocento: Tolkien nacque da genitori inglesi a Bloemfontein, allora capitale dell’Orange Free State, il 3 gennaio 1892, il che lo rende 16 mesi più giovane di Agatha Christie, nata il 15 settembre 1890.
- Entrambi persero i genitori durante l’infanzia: il padre di Christie morì quando lei aveva undici anni, e Tolkien perse suo padre a quattro e sua madre a dodici. Uno psicologo dilettante potrebbe divertirsi con il fatto che entrambi hanno elaborato un senso di perdita per il resto della loro carriera letteraria.
- La famiglia di Christie, un tempo benestante, era sempre in debito e visse al di sopra delle proprie possibilità durante la sua infanzia, subendo il crollo finanziario con la morte del padre, similmente alla famiglia di Tolkien, il cui padre era direttore di banca, ma la cui morte prematura impoverì la famiglia al punto che Tolkien e suo fratello frequentarono la scuola solo grazie al contributo dei sacerdoti cattolici dell’oratorio di Birmingham.
- Entrambi frequentarono molte scuole, senza mai stabilirsi a lungo in nessuna.
- Entrambi hanno visto in prima persona l’orrore della Prima Guerra Mondiale: Tolkien come soldato nelle trincee della Somme in Francia e Christie come infermiera volontaria in un ospedale di Torquay.
- Nessuno dei due intendeva veramente scrivere romanzi a scopo di lucro: Christie scrisse il suo primo giallo per sfida, mentre le storie della buonanotte che Tolkien raccontò ai suoi figli portarono ad alcuni racconti e a scrivere Lo Hobbit.
- Entrambi gli autori erano molto riservati e odiavano l’idea che le persone volesseroconoscere i dettagli della loro vita. Hanno evitato la maggior parte delle interviste e hanno affermato di non volere biografie. Naturalmente, ciò ha solo reso i lettori ancor più desiderosi di conoscerli meglio! Tolkien era stanco di avere fan che si presentavano a casa sua a Oxford, al punto di cambiar non solo casa, ma anche città: mantenne privato il suo nuovo indirizzo quando con la moglie si trasferirono in un appartamento a Bournemouth. Christie aveva grandi proprietà in cui fuggire e lo fece spesso.
- Entrambi apprezzavano di più il lavoro tranquillo sugli studi antichi: Christie aiutava il suo secondo marito, l’archeologo Max Mallowan, con i suoi scavi archeologici in Iraq e Tolkien si è dedicato tutta la vita allo studio sui miti e sulle lingue antiche.
- Tolkien morì nel 1973, mentre Christie morì nel 1976.
Anche sul piano letterario, sorprendentemente, ci sono molti punti di contatto. Sebbene continuarono entrambi a scrivere fino ai primi anni ’70, ebbero entrambi in comune la profonda influenza della narrativa popolare della Gran Bretagna tardo vittoriana. Le preferite di Tolkien erano le fiabe fantastiche di George MacDonald, in particolare La principessa e il folletto (1872), i romanzi di William Morris e le fiabe e le storie popolari raccolte dal poeta scozzese Andrew Lang. Fino a pochi anni fa, queste fiabe erano praticamente in ogni casa inglese. Come nota lo studioso John Garth, molti dei soldati che combatterono per la Gran Bretagna sul fronte occidentale erano stati allevati grazie ai racconti di MacDonald e Lang, così come a quelli di Peter Pan di J.M. Barrie. La stessa Agatha Christie ambienta i suoi romanzi gialli in una “fiaba” che fa sognare i lettori: il villaggio immaginario di St Mary Mead con l’incantevole Miss Marple.
Anche Tolkien ha ritenuto utile lasciare misteri irrisolti nei suoi testi.
Un bel passaggio di una lettera (144) in tl senso: «Ovviamente c’è conflitto fra la tecnica “letteraria” e il fascino di elaborare nei dettagli un’immaginaria epoca mitica (mitica, non allegorica: la mia mente non funziona allegoricamente). Trattandosi di una storia, ritengo opportuno che ci siano molte cose non spiegate (specialmente se delle spiegazioni in realtà esistono); e forse da questo punto di vista ho sbagliato cercando di spiegare troppo e fornendo troppa storia passata. Per esempio molti lettori sono rimasti bloccati al Consiglio di Elrond. E anche in un’epoca mitica deve esserci qualche enigma, perché ce ne sono sempre. Tom Bombadil è uno di questi (intenzionalmente)».
Tolkien certamente includeva dei misteri nelle sue storie. Chi sono i Cavalieri Neri? Cosa è successo a Gandalf nel primo libro? Chi è Gandalf? Chi è la figura che segue la Compagnia dopo Moria? Ciò che lo scrittore non ha fatto è inserire molti colpi di scena. In effetti, ha progettato le sue storie affinché fossero senza tempo, come se tutti le avessero già sentite prima, proprio come i veri miti. Non nasconde, ad esempio, l’incesto tra Túrin e Nienor, anche se è una sorpresa per i personaggi.
Ci sono però alcuni casi con veri e propri colpi di scena. Nel Signore degli Anelli ci sono il ritorno di Gandalf, la rivelazione di Dernhelm e la partenza di Frodo. I passaggi prima della rivelazione si leggono in modo completamente diverso quando il lettore non è consapevole del colpo di scena imminente.
Attenzione spoiler: l’unico caso in cui Tolkien tiene per sé il colpo di scena per un’intera storia, rivelandolo solo alla fine, è La moglie del marinaio nei Racconti Incompiuti. La rivelazione alla fine che Aldarion sta effettivamente aiutando a combattere l’ascesa di Sauron (anche se lui stesso non lo sa) riformula il giudizio su tutti i suoi sforzi in qualcosa di molto più nobile e importante. Ma ovviamente se il lettore lo sapesse fin dall’inizio questo rovinerebbe la storia, perché sarebbe molto più difficile entrare in empatia con le azioni e i sentimenti provati da Erendis se contrappostI al destino della Terra di Mezzo.
Infine, chiudo con una chicca concreta del legame tra JRR Tolkien e Agatha Christie. Anche lui una volta ha provato a recitare in un mistero tutto suo. In occasione del conferimento dell’Ordine dell’Impero Britannico il 28 marzo 1972, il suo editore Rayner Unwin voleva che si facesse un gran parlare di lui, quindi aveva dato una cena in suo onore al Garrick Club e lo aveva fatto alloggiare al prestigioso Brown’s Hotel di Londra. È esattamente l’albergo, un po’ camuffato e rinominato Bertram’s Hotel in cui Agatha Christie aveva basato il romanzo omonimo. Nella trama, Miss Marple soggiorna al Bertram’s Hotel di Londra, per rivivere i ricordi felici del soggiorno trascorso lì durante la sua giovinezza. Costruito nel 1837, l’hotel è famoso per aver conservato intatta la sua atmosfera edoardiana e lo era anche negli anni ’70, dal personale qualificato agli ospiti anziani che frequentano la sala da tè. Ma nulla rimane intatto e la nostalgia lascia il posto al disagio della protagonista. È un tema piuttosto tolkieniano e proprio questo libro aveva posto nella sua collezione, con una dedica della moglie Edith, come già scritto.
Così lo scrittore trascorse una serata meravigliosa all’hotel Brown’s – «scintillante» lo definì – probabilmente immedesimandosi anche nella Miss Marple del romanzo: «Ho dormito tranquillamente (nella grande comodità del Brown), ma poco», scriverà all’editore. Cos’era successo? Era successo che durante la notte, lo scrittore sentì dei passi misteriosi nel corridoio e volle uscire per fare la sua prima indagine investigativa. Erano le 2 del mattino. Purtroppo, nessun mistero non fu risolto quella notte. Compreso quello – come si divertiva a raccontare ai suoi nipoti – di come fosse riuscito a chiudersi fuori dalla sua camera da letto!!!
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