Tolkien tra anelli e fiabe

Nell’anno di nascita del Professore di Oxford, il 1892, venne pubblicato anche il “Libro verde delle fiabe” di Andrew Lang, celebre folklorista inglese.
Lo stesso Tolkien ammise più volte di essere stato fortemente influenzato dalla lettura di queste fiabe, che tuttora popolano gli scaffali di quasi tutte le famiglie britanniche.
Una fiaba in particolare attira la nostra attenzione di studiosi: “L’anello magico”, presente proprio nel volume verde della raccolta.

Una fata dei boschi (che si dice abbia ispirato anche la figura di Galadriel nel legendarium tolkieniano) dona un anello che rende invisibili al giovane Rosimondo, che lo utilizza per aiutare il Re, per salvare il principe tenuto prigioniero in terre selvagge, e per fare del bene. Tuttavia già nella fiaba si nota il potere corruttivo dell’anello.
Proprio lo stesso Rosimondo, resosi conto dell’oscurità derivante dai poteri incredibili dell’artefatto, lo restituisce alla fata, esclamando:

«Voglio rendervi un dono tanto potente quanto pericoloso, che ho paura di usare malamente. Non mi sentirò mai al sicuro finché non mi libererò dello strumento che permette di abbandonare la solitudine e soddisfare i propri desideri»

Proprio come l’Anello di Gige della mitologia classica, il potere dell’invisibilità che esso conferisce, se ottenuto dalle mani sbagliate, rende bieco anche l’uomo più integro: lo stesso Gige, che incontriamo come umile pastore della Lidia, usa l’anello magico nel mito per sedurre la moglie del re Candaule e poi ucciderlo, per diventare egli stesso re.
Allo stesso modo, nella fiaba di Lang, il fratello malvagio di Rosimondo ottiene l’anello dalla fata e lo usa per compiere le più terribili nefandezze, conducendolo alla rovina.

Il triste epilogo della fiaba, pronunciato dall’afflitto Rosimondo, ci restituisce ancora una volta il tema della corruzione, caro a Tolkien nelle sue opere:

Oh, quant’è pericoloso avere più potere del resto del mondo! Riprendetevi l’anello […]”

Le fiabe raccolte da Lang, e in particolare quelle francesi, mostrano diversi esempi di anelli magici, compresi quelli dell’invisibilità. L’anello incantato di Fenelon prefigura non solo l’anello dell’invisibilità di Bilbo, ma anche il momento in cui Frodo scopre che esso è troppo potente per essere usato in modo sicuro. Un anello dell’invisibilità (per aiutare il principe a conquistare la principessa) è presente anche in un altro racconto francese, Il principe Narciso e la principessa Potentilla (sempre nel Libro Verde), donato al principe dalla fata buona Melinette.

Anche per questo, nella stesura del “Signore Degli Anelli”, Tolkien accantonò l’idea di rendere nuovamente Bilbo protagonista, per affidare l’anello ad una figura ancora più umile e pura: si stima che la genesi del personaggio di Frodo derivi proprio dal mito di Platone e dai poemi medievali di Chretien De Troyes, ma come ci ricorda lo studioso John D.Rateliff «L’influenza primaria sull’anello di Frodo è infatti Lo Hobbit stesso: qui, come spesso accade, la fonte principale di Tolkien è sé stesso».

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