Nel suo saggio Sulle Fiabe, Tolkien si identifica come uno dei lettori ideali a cui si rivolgeva Andrew Lang, il folclorista scozzese curatore dei 12 “libri colorati” di fiabe più famose. Era nato infatti nel 1892, lo stesso anno della pubblicazione del Libro Verde delle fiabe, il terzo della serie. Una buona parte dell’opera di Lang a Tolkien non piaceva e non era affatto un suo seguace, soprattutto mentre stava scrivendo Il Signore degli Anelli come storia per adulti, quindi non sopportava il fatto che le fiabe fossero considerate necessariamente letteratura per bambini.
Nonostante questo, Tolkien trovava anche molti motivi per ammirarlo e per prendere spunto da lui. Essere uno dei bambini del Libro Verde rappresentò una fase importante della sua crescita come scrittore. Nel saggio Sulle Fiabe fece ricorso alle raccolte di Lang in maniera approfondita, con citazioni prese non solo dalla prefazione al Libro Verde, ma anche dalle prefazioni al Libro Blu, al Libro Viola e al Libro Lilla, e con un’analisi dettagliata attorno alla scelta dei contenuti compiuta da Lang per i volumi Blu e Lilla; Tolkien commentò anche Le cronache di Pantouflia, due delle fiabe scritte dallo stesso Lang. Lang fu quindi per Tolkien un esempio importante da seguire e da sfidare.
Le fiabe scelte da Lang, a loro volta, fornirono a Tolkien esempi del tipo di magia e meraviglia che egli avrebbe voluto per la propria opera, contribuendo a formare i suoi gusti in fatto di fantastico. In qualità di studioso, Tolkien fu presto in grado di attingere direttamente alle fonti di Lang, e ad altre fonti che Lang non sembra aver studiato (Lang era più interessato alla mitologia greca che a quella germanica). Gli elementi fiabeschi che Tolkien utilizzò nella sua opera furono fortemente influenzati dal materiale che egli trovò al di fuori di Lang, o almeno che trovò in maggiore concentrazione al di fuori di Lang. I troll scandinavi e i nani germanici si potevano trovare nelle raccolte di Lang, ma da bambino Tolkien aveva letto anche fiabe scandinave e tedesche; e crescendo cominciò a esaminare tali fonti in modo più approfondito. Anche i sistemi mitologici ebbero un’ascendente importante. I suoi elfi e i suoi maghi devono molto alle antiche dee, agli dèi e agli spiriti soprannaturali. Ma anche l’influenza delle fiabe è ovviamente rilevante.
Galadriel, nel Signore degli Anelli, e figure come Lúthien e Melian nel Silmarillion, per il loro potere, la bellezza e il mistero, nonché per la loro benevolenza e saggezza nell’elargire i doni più utili, assomigliano alle fate buone che popolano le fiabe, soprattutto quelle francesi. Tra la versione francese e quella tedesca di Cenerentola, ad esempio, è la versione francese che utilizza una fata madrina per dare a Cenerentola un aiuto magico. Nei volumi di Lang, Tolkien avrebbe incontrato molti esempi di fate buone che recano doni e consigli, come la Regina del Bosco (in Felicia e il vaso di rose di Madame d’Aulnoy, nel Libro Blu), Paridamie (in Rosanella, di de Caylus, nel Libro Verde), la Fata dei Prati (in Sylvain e Jocosa, di de Caylus, nel Libro Verde), o Douceline (in Il ramo d’oro, sempre di Madame d’Aulnoy, nel Libro Rosso). Galadriel, in particolare, è simile a queste fate buone per l’assistenza e l’educazione magiche ai giovani eroi. Lúthien l’Elfa e Melian la Maia, corteggiate dall’Uomo e dall’Elfo, ricordano da vicino le regine fatate corteggiate dai cavalieri mortali nei romanzi medievali. Ma nel loro ruolo di consigliere e dispensatrici di doni anch’esse sono come Galadriel, simili alle fate madrine delle fiabe.
Sapevate che anche l’Unico Anello e gli Anelli del Potere devono parte dell’ispirazione alle fiabe di Andrew Lang? Ne parleremo fra due settimane!
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