Il Natale degli Hobbit ha radici profonde

«I migliori auguri per Yule!», scriveva JRR Tolkien a un lettore nel 1972.
È una festa molto sentita nella Contea degli Hobbit, così importante da influenzare tutto il calendario del periodo invernale. In maniera semplice potremmo dire che Yule unisce insieme la festa del Natale e del Capodanno, ma la questione è un po’ più complicata!

Proviamo a spiegarla: nel Calendario della Contea, Yule si riferiva a due giorni importanti: l’ultimo giorno dell’anno e il primo dell’anno nuovo ed erano chiamati 1 Yule e 2 Yule.
Grazie al Calendario fornito nel Signore degli Anelli sappiamo che anche gli Hobbit, così come gli altri popoli della Terra di Mezzo, avevano dei giorni festivi, che derivavano da quelli del calendario degli Uomini di Númenor, ispirato a quello degli Elfi, la cui cultura (tramite, appunto, i Númenorani) ha influenzato tutti i popoli occidentali della Terra di Mezzo.

«I mesi erano tutti uguali, e di 30 giorni ognuno; ma avevano tre Giorni Estivi, chiamati nella Contea i Lithe o i Giorni di Lithe, tra giugno e luglio. L’ultimo giorno dell’anno e il primo dell’anno nuovo erano chiamati Yule o Giorni di Yule. I Giorni di Yule e di Lithe non rientravano nei mesi, sicché il 1° gennaio era il secondo e non il primo dell’anno… I Giorni di Lithe e di Yule erano le principali festività, nonché occasione di bisboccia… Il periodo di Yule [Yule-tide] durava in tutto sei giorni, inclusi gli ultimi tre e i primi tre di ogni anno».

Calendario conteaSebbene tecnicamente la festa durasse solo due giorni, in vero stile Hobbit, l’allegria ne durava sei. La Yuletide (noi diremo del solstizio d’inverno o di mezz’inverno) comprendeva gli ultimi tre e i primi tre giorni dell’anno, dal 29 Foreyule al 2 Afteryule. Questa celebrazione era così importante che il vero nome di dicembre era in realtà Foreyule (“prima di Yule”), e quello di gennaio era Afteryule (“dopo di Yule”).

Quindi riassumendo, il Capodanno cadeva a cavallo fra i mesi invernali di Foreyule e Afteryule, lo Yule alla fine dell’anno era l’1 Yule e quello all’inizio il 2 Yule (in italiano è come se avessimo “Primo Capodanno” e “Secondo Capodanno”). Così, il 2 Yule era il primo giorno del calendario della Contea e segnava l’inizio dell’anno, seguito dal 1° gennaio. A causa di una particolarità del calendario, i 2 Yuleday erano collocati al di fuori del compunto dei mesi e cadevano sempre negli stessi giorni della settimana: l’ultimo giorno dell’anno, 1 Yule, era sempre un venerdì (Highday), mentre il primo giorno dell’anno successivo, 2 Yule , era sempre un sabato (Sterday).

Sembra così esserci un’equivalenza tra Natale e Yule nelle opere di Tolkien, ma in realtà, come spesso accade, si tratta solo di un errore della traduzione italiana. Nello Hobbit pubblicato da Adelphi e tradotto da Elena Jeronimidis Conte, il termine “Yule-tide” appare infatti tradotto in italiano come “periodo natalizio”. Intervistato dall’Oxford Times (il 22 dicembre 1972), l’autore separava nettamente i due termini:

«non c’è niente che non mi piace nel Natale, in particolare; io l’ho soltanto diviso in due. C’è “Yule”, che significa la parte dei regali, dell’albero di Natale e di queste cose; e poi c’è il “Natale”, che è la festa religiosa e della pace».

Yuletide, quindi è il “periodo del Capodanno” e non il “periodo natalizio” come tradotto nello Hobbit.

Yule-TidePer capire meglio bisogna ricordare che la Terra di Mezzo è un mondo precristiano che non ha ancora conosciuto l’avvento e l’incarnazione di Gesù Cristo. La festa di metà inverno non era un’usanza elfica, ma era in uso presso gli Uomini del regno del Nord (Arnor) e poi è passata agli Hobbit. Nella History the peoples of Middle Earth leggiamo che tra gli Uomini questa festività durava per una settimana alla fine dell’anno e per un’altra settimana all’inizio del nuovo anno, il che equivale più o meno nel mondo Primario all’antica festività pagana nordica dello Jol che durava per l’appunto due settimane. L’usanza si era diffusa anche a Rohan e a Gondor, poiché i gondoriani della Terza Era erano in parte uomini del Nord. Yule era una parola riconoscibile come un “nome nordico” per la festa di metà inverno. Una parola Quenya per «Yule e l’inizio del ritorno del Sole» era Amanar.
Ora, nel calendario moderno, i giorni di Yule cadono approssimativamente il 21 e il 22 dicembre. Non è certo una coincidenza che queste siano le due possibili date del solstizio d’inverno, il che significa che il calendario della Contea è strutturato in modo che inizi e finisca nei giorni più corti dell’anno. Nel concepire il calendario degli Hobbit, Tolkien sembra aver ignorato la complicazione che il Solstizio non è un evento fisso (si sposta sul calendario molto lentamente nel corso dei secoli). Questo è il motivo, ad esempio, per cui celebriamo il nostro moderno “Yuletide” (cioè il Natale) circa quattro giorni dopo il Solstizio stesso, perché la data fu stabilita dai Romani più di 2.000 anni fa, quando il 25 dicembre era in realtà il giorno più corto. Gli Hobbit crearono il loro calendario molto più indietro nel tempo, e per loro il Solstizio d’inverno sarebbe caduto fino a un mese dopo rispetto a noi, a fine gennaio. Quindi, da una prospettiva tecnica, si potrebbe dire che il Calendario della Contea inizia circa trenta giorni prima di quanto dovrebbe realmente.

Gli Hobbit, quindi, celebravano i giorni del solstizio come i popoli germanici, in un periodo caratterizzato da un clima continentale freddo e piuttosto rigido, piovoso e magari con qualche nevicata: «Eccetto che sulle alte brughiere del Decumano Nord, avveniva di rado nella Contea che la neve cadesse fitta, e ciò era quindi considerato un piacevole evento ed una buona occasione per divertirsi», si dice nel Signore degli Anelli. La neve non era sconosciuta nella Terza Era, infatti Sam afferma: «La neve sta bene in un mattino luminoso, ma a me piace essere a letto mentre cade. Perché tutta questa neve non se ne va a Hobbiville? Lì forse la gente la gradirebbe».

Nel nostro mondo, la festività di Yule può essere fatta risalire a migliaia di anni fa ai popoli norreni, per i quali sappiamo che Tolkien aveva uno stretto legame. Più precisamente Yule è la forma inglese del termine antico norreno jól: forse derivato da hjól, “ruota”, con riferimento al variare dei periodi di luce solare durante l’anno. La festa di jól era infatti legata all’inizio di un nuovo ciclo.
Jól durava tredici giorni e dodici notti (il termine stesso è un nome plurale in antico norreno) e da ciò derivava la parola Þrettándi, il tredicesimo, ovvero l’Epifania (il 6 gennaio), come l’inglese Twelfth-night (dodicesima notte). Nonostante questo a festività veniva probabilmente celebrata poco dopo il Natale cristiano. Durante jól erano in corso molti festeggiamenti e storie di fantasmi, orchi e elfi erano connessi a questa ricorrenza. Un esempio sono gli Jólasveinar, i “ragazzi di Yule”, una sorta di goblin (tredici o dodici, uno per giorno del periodo festivo) figli della gigantessa Grýla, che venivano usati per spaventare i bambini. Poiché a jól la notte aveva raggiunto la sua massima lunghezza a scapito del giorno, si riteneva che i fantasmi acquisissero maggior potere: la festa era infatti legata anche al culto dei morti che facevano ritorno sulla terra. In Islanda era uso popolare considerare la sera di jól come la conclusione di un anno e pertanto gli anni di una persona potevano venir indicati col numero di notti di jól che aveva passato. Quando i missionari iniziarono la conversione dei popoli germanici, adattarono alla tradizione cristiana anche la festa di Yule, che venne trasformata nel Natale, mantenendo però alcune delle sue tradizioni originarie, com l’uso decorativo del vischio e dell’agrifoglio e l’albero di Natale. Durante questa festività, il ceppo di Yule (un intero tronco d’albero per alimentare il camino tutta la notte), gli alberi decorati, il wassailing (canti natalizi) e l’arrostimento del cinghiale erano i componenti importanti, da cui derivano le tradizioni attuali.

Quando gli Hobbit tornarono nella Contea dopo la Guerra dell’Anello e l’incoronazione di Re Elessar, temettero che le tavole della festa di Yule potessero essere usate quell’anno. Con loro sorpresa, scoprirono che i bravacci che avevano invaso la Contea avevano lasciato «grandi scorte di beni e cibo, e birra… nascoste… in capannoni e granai e buchi deserti, e specialmente nei tunnel di Michel Delving e nelle vecchie cave…». La liberazione della Contea fu celebrata con una splendida festa, e «ci fu un’allegria migliore di quella di Yule di quanto chiunque avesse potuto sperare».
Lettera TolkienNello Hobbit, Gandalf e Bilbo celebrano lo Yule a casa di Beorn durante il loro viaggio di ritorno alla Contea da Erebor, la Montagna Solitaria. “«Lì il periodo natalizio era caldo e allegro; e gli uomini venivano da ogni dove per festeggiare su invito di Beorn».

Il modo esatto in cui venivano celebrati i giorni di Yuletide non è mai stato pubblicato nelle opere di Tolkien. Ma è suffciente solo immaginare il calore accogliente della festa nella Contea per provare una sensazione di allegria dentro. Le due citazioni ci danno indizi concreti… e, poi, sappiamo tutti quanto gli Hobbit amassero fare regali!!!

Come scrisse Tolkien, nai lye hiruva airea amanar!
Cioè, “che tu possa trovare un Amanar benedetto”.

Leave a comment