Infilate in buste bianche come neve, con francobolli delle Poste Polari del valore di “due baci” e contenenti racconti illustrati e poesie, Le Lettere da Babbo Natale erano un appuntamento fisso in quel di Oxford. I destinatari erano i figli di J.R.R. Tolkien. Infatti, all’età di 3 anni il primogenito dello scrittore, John, vide avverarsi quello che è probabilmente il sogno più diffuso tra i bambini: vedersi recapitare una lettera di Babbo Natale. Il suo secondo figlio Michael era nato nell’ottobre di quell’anno, il terzo, Christopher, li raggiunse nel 1924 e la loro sorella Priscilla nel 1929. Dal 1920 al 1943 ogni Natale, e occasionalmente anche qualche settimana prima, i figli del professore ricevevano una lettera dal personaggio fantastico che popola l’immaginario di miliardi di persone, che non conosce confini geografici e attraversa lo scorrere del tempo con la stessa facilità. Evocato dalla penna di Tolkien, che ne vestì i panni con grande perizia, l’autore delle lettere è il Babbo Natale che tutti i bambini sognano e contemporaneamente possiede tratti che solo la fantasia di Tolkien gli può donare.
Una tradizione di famiglia
Le lettere venivano consegnate dal postino, che era in combutta con Tolkien, o a volte arrivavano direttamente sopra al camino con francobolli appositamente realizzati dal Polo Nord, contrassegnati con il costo di spedizione di “2 baci”, come già detto. Il bello è – lo si intuisce dalle lettere stesse! – che le lettere erano in risposta a quelle inviate dai bambini… E non solo: in molte occasioni le Lettere di Babbo Natale erano più di una, inviate ai vari figli di Tolkien. Bellissimo sarebbe avercele tutte!
Col passare degli anni, i bambini più grandi mantennero il segreto mentre apprendevano la verità in modo che i più piccoli potessero continuare a godersi l’eccitazione e la suspense. Christopher, il terzogenito e quello che ne seguirà la carriera – aveva già iniziato ad avere i suoi sospetti, senza dubbio incoraggiati dalla sfida alla sua fede in Babbo Natale posta dai compagni di scuola. Finché non si imbatté in un disegno che giaceva sulla scrivania di suo padre quando venne chiamato al telefono.
Con ogni lettera o due, passa un anno e ci rendiamo conto che i figli di Tolkien stanno crescendo. Alcuni non ricevono più lettere. La piccola Priscilla è ormai una bambina divenuta grande. Le lettere contengono qua e là indicazioni dell’atmosfera della vita inglese in generale e della vita della famiglia Tolkien in particolare, durante quel periodo. Persino in una ricorrenza portatrice di gioia e speranza si avverte infatti lo spettro della Seconda Guerra Mondiale. Babbo Natale fa riferimento al conflitto dal 1939 fino all’ultimo messaggio, datato 1943,
Il 1943 è l’anno in cui Priscilla, ormai quattordicenne appese, per l’ultima volta la propria calza. Quando fu stata scritta l’ultima lettera, Michael era nell’esercito da tre anni e Christopher si era appena arruolato nella Royal Air Force.
Le Lettere furono raccolte e pubblicate La prima edizione, intitolata The Father Christmas Letters, uscì per Allen&Unwin il 2 settembre del 1976 (il 19 ottobre l’edizione Usa di Houghton Mifflin),
La fantasia personale di Tolkien
La prima lettera di Babbo Natale arrivò con un disegno di Babbo Natale e della sua casa.
Nel corso del periodo dei ventitré anni, infatti, Elfi delle nevi, Gnomi rossi, Uomini di neve, Orsi delle caverne e i nipoti dell’orso polare si unirono a Babbo Natale e all’orso polare del Nord, e le avventure svilupparono elementi che evidentemente emanavano dalla stessa immaginazione di quella che creò la Terra di Mezzo.
Babbo Natale è, come ci aspettiamo, piuttosto generoso e affettuoso verso i bambini a cui scrive, ma si esaspera quando le cose interferiscono con i suoi frenetici preparativi per Natale. Il suo aiutante, l’Orso Polare del Nord è davvero un bravo orso, ma un po’ sciocco, goffo e tende a combinare un pasticcio (accende 20.000 bengala argentati, si addormenta nella vasca da bagno con l’acqua corrente); può fare i suoi commenti a margine e nei post-scriptum, difendendosi da accuse ingiuste o facendo altre osservazioni, spesso esilaranti.
È divertente leggere come tutte le renne si siano liberate e abbiano sparso i regali dappertutto o come l’Orso Polare abbia scalato il Polo Nord e sia caduto attraverso il tetto della casa di Babbo Natale nella sala da pranzo o come abbia rotto la Luna in quattro pezzi e fatto cadere l’uomo al suo interno nel giardino sul retro o come ci siano state guerre con l’orda fastidiosa di Goblin che viveva nelle caverne sotto la casa!
Verso la fine del libro (16 anni dopo le lettere), Babbo Natale ottiene un segretario elfo, Ilbereth, che scrive per lui e intrattiene una battuta davvero divertente con PB (tutti hanno delle abbreviazioni in queste lettere) a margine.
Qui ha continuato a fare caldo, come vi ho detto, non quello che definireste caldo, ma caldo per il Polo Nord, con pochissima neve. L’orso polare del Nord, se capite a chi mi riferisco, è stato pigro e assonnato di conseguenza, e molto lento a fare i bagagli, o qualsiasi lavoro tranne mangiare. Quest’anno si è divertito ad assaggiare e provare i pacchi di cibo (per vedere se erano freschi e buoni, ha detto).
PB:Qualcuno deve farlo… e ho trovato delle pietre in alcuni dei BISCOTTI .
Ma non è la cosa peggiore: non mi sentirei quasi a Natale se non avesse fatto qualcosa di ridicolo. Non indovinerete mai cosa ha fatto questa volta!
23 dicembre 1931 [in corsivo è raffigurato l’Orso Polare del Nord, in grassetto Babbo Natale.]
Ci sono altri personaggi e molte storie interessanti che servono a far sembrare il Polo Nord un luogo reale e vissuto, anche se mai banale o non magico.
I semi di un capolavoro
Le Lettere di Babbo Natale è una lettura tanto per i più piccoli quanto per i grandi appassionati di Tolkien, che potranno scorgere in questo microcosmo semplificato echi che richiamano alla mente le opere più famose e complesse del professore :
Man mano che i bambini di Tolkien crescevano, Le lettere diventavano più lunghe e i racconti più cupi e avvincenti. Le lettere sono, infatti, il banco di prova della successiva produzione letteraria dello scrittore. Vi ritroviamo anche molti personaggi che già allora popolavano la sua fantasia: gli Gnomi-Rossi (poi Elfi-Rossi), buoni e saggi piccoli esseri ormai quasi scomparsi dal mondo, così come Tolkien li immaginava nelle prime storie del Book of Lost Tales (il Libro dei Racconti Perduti), dove gli Gnomi sono i primi abitanti fatati dell’Inghilterra e non sono le creature che conosciamo oggi. Eredi dei primi gnomi tolkieniani saranno poi gli Elfi Alti del Signore degli Anelli e del Silmarillion. Babbo Natale deve affrontare anche una invasione di Goblin (tradotti in italiano erroneamente con “folletti”). Tolkien all’epoca con Goblin indicava quelli che poi nel Signore degli Anelli sarebbero stati gli “Orcs” (“Orchi”). Un confronto tra le creature delle Lettere di Babbo Natale e quelle della prima mitologia tolkieniana non è mai stata fatta. Eppure, essa mostrerebbe come le creature trattate da Tolkien nelle sue opere successive derivino proprio da un comune immaginario fantastico. La guerra contro i Goblin inizia nei primi anni Trenta e ha tutta l’aria di essere un espediente con cui Tolkien rielabora la propria esperienza bellica, traducendola in favolistico racconto d’avventura. In meno di un decennio, però, la guerra torna a diventare una realtà in tutta Europa e a questo punto Tolkien, da buon padre, si trova a mediare tra la dura prosa dei razionamenti e la poesia della vita così come la si può immaginare nella casa in «Cima al Mondo». Dove i Goblin potranno anche fare paura, ma non tanto da impedire che Orso Polare riveli imprevedibili doti di linguista, ricavando un alfabeto dai loro sgorbi. Succede a metà degli anni Trenta. La Compagnia dell’Anello, ormai, ha iniziato il suo cammino.
Gli elementi legati alle opere maggiori sono molti altri:
1) la passione per i fuochi d’artificio che accomuna Babbo Natale (e l’Orso Bianco del Nord) e Gandalf,
2) la presenza costante di un giardiniere persino in un luogo dominato dal gelo (ruolo rives—tito dall’infaticabile Samvise Gamgee nel Signore degli Anelli)
3) e il nome dell’elfo che Babbo Natale sceglie come segretario, Ilbereth, che riporta alla memoria la Valië Elbereth.
Ritroviamo vari aspetti delle opere di Tolkien:
1) l’appassionato linguista, che fa creare un alfabeto all’Orso Bianco del Nord dai segni lasciati sulle pareti delle grotte dai goblin,
2) l’artista, poiché quasi tutte le lettere sono decorate ed accompagnate da un’illustrazione dell’evento principale narrato in quell’occasione,
3) e infine il poeta, con un componimento contenuto nella lettera del 1938.
Si possono persino trovare tracce della Finlandia nelle Lettere di Babbo Natale tolkieniane: l’Orso Bianco del Nord rivela ai bambini che il suo vero nome è Karhu, ovvero il termine finlandese per orso. Allo stesso modo, anche i nomi dei due nipotini dell’Orso Bianco, Paksu e Valkotukka, sono in finlandese (rispettivamente “grasso” e “biancopelo”).
Per tutto questo è un libro perfetto per Natale, almeno nella misura in cui affronta il significato della festa con un potente mix di bellezza, magia irriverente e umorismo delicato, ma ha anche con una vena di malinconia nella sua aria invernale. Invecchiamo, e così fanno i nostri figli. La vecchia magia è difficile da riconquistare. Ricordi tristi si accumulano intorno alle feste che sono difficili da scrollarsi di dosso. Ma rimane un momento per ricordare la speranza, la bellezza e la famiglia. Le Lettere da Babbo Natale ottengono tutto questo, e lo fanno con una lettura lieve e innocente.