Falò di ossa contro i draghi in Lombardia

Drago D’Amato ManfrediSiamo giunti a un’altra puntata del nostro progetto sui Draghi in Italia. Tutto era nato durante la manifestazione Lucca Comics di quest’anno, quando da un incontro fortuito a tre, era nata l’idea di raccogliere le leggende dei Draghi in Italia, confrontandoli con le leggende della Terra di Mezzo, per trovare collegamenti sorprendenti. Il tutto con l’aiuto dei lettori, se possibile.

Dopo aver illustrato il progetto, aver presentato i due attori principali, il mitico Emanuele Manfredi ai pennelli e l’espertissima Andrea Wise alla tastiera, siamo giunti alla fase più calda: la descrizione delle leggende raccolte!

In leggende italiane provenienti da Valle d’Aosta, Trentino e, in parte, Sardegna e Toscana, avevamo trovato almeno due caratteristiche dei draghi – il sangue e lo sguardo – che Tolkien aveva ben presenti nel raccontare i draghi della Terra di Mezzo, soprattutto con Glaurung, il padre di tutti i draghi. Se non avete letto o non ricordate queste cose potete leggere l’articolo seguendo questo link.

In Italia, una leggenda sui draghi può aver avuto origine anche dal cambiamento climatico.
È il caso del drago dei ghiacci della Valle d’Aosta. Altre leggende risalgono addirittura al Medioevo e giungono fino ad oggi sotto forma di usanze tradizionali durante le festività religiose.

Falò di ossaIl 24 giugno, nella notte di San Giovanni, in alcune regioni d’Italia, si accendono ancora oggi grandi falò. Un tempo in questi falò non si bruciavano solo cataste di legna, ma ossa di animali. Questa tradizione ha origini medievali e serviva a tenere lontani i draghi, particolarmente attivi nella tarda primavera e in estate. Ed è quel che accade nel piccolo comune di Santa Brigida, in alta Valle Brembana, in Lombardia. Narra la leggenda che a pochi metri dalla cima del Monte Filone, montagna dirimpetto a Santa Brigida, all’interno di un’ampia grotta detta volgarmente büsa vivesse un mostruoso drago (per alcuni ancora oggi esistente). Un vero e proprio mostro che ogni estate si risvegliava puntualmente dal suo letargo e ogni estate – altrettanto puntualmente – terrorizzava un’intera vallata.
Per questo in Paese si allestiva il falò. L’odore di ossa bruciate era ritenuto così efficace da dissuadere i draghi dal volteggiare vicino agli insediamenti umani.

BonfireA metter per iscritto questa usanza è Giovanni Beleth, un teologo, filosofo e liturgista francese del XII secolo. La sua opera più celebre è la “Summa de ecclesiasticis officiis” in cui cerca di dare organicità sistematica alla Liturgia. Beleth offre interpretazioni allegorico-mistiche, storico-letterarie e ascetiche ai rituali di cui ha avuto notizia, catalogandone anche alcune interessanti varianti regionali.
L’uso di tener lontani i draghi bruciando ossa in un grande falò era diffuso in tutta Europa e ne troviamo traccia in un testo inglese della fine del 1400, il Liber Festivalis di John Mirk. Il nome inglese, bonfire, significa proprio “fuoco di ossa” perché un tempo si bruciavano ossa di animali. Questa parola è ormai diventata sinonimo di grande pira di legna a cui dar fuoco anche se di ossa non se ne usano più. Secondo Mirk, i draghi maschi all’inizio dell’estate sono particolarmente attivi e vagano in cerca di una compagna. Volano eccitatissimi in lungo e in largo e, se non trovano una compagna adatta, capita che questa incontenibile eccitazione si manifesti nell’emissione di sperma durante il volo. Da parte sua, Beleth ci ricorda che lo sperma di drago diventa pericoloso quando finisce in un fiume o in un pozzo. Quando succede, la gente che vive intorno a queste fonti di acqua sa che quello che seguirà sarà un anno di tribolazioni e sofferenze.

Fonte del dragoIl modo più efficace di scansare questi guai è di allontanare il drago, fumigandolo. L’odore di ossa bruciate era ritenuto efficacissimo per dissuadere i draghi maschi dal volteggiare nelle vicinanze degli insediamenti umani. Per questo si aggiungevano ossa alla pira.
Il drago confondeva l’odore delle ossa bruciate nei falò umani con quello delle ossa cucinate dalla fiammata di un possibile rivale. Tante ossa significava molte prede, quindi un drago enorme con cui non conveniva litigare. Ecco perché la fumigazione con i bonfire funzionava! E di fronte Santa Brigida c’è ancora una Fonte Del Drago a ricordarlo…

 

Perseguire questo progetto, l’appuntamento è fra due settimane!

E se proprio non potete aspettare, andate a vedere i draghi illustrati da Emanuele Manfredi qui